In questo periodo di festività, insieme con tutti i miei collaboratori, desideriamo ringraziare l’Associazione per l’attività svolta quest'anno e per il prezioso contributo fornito ai pazienti del Policlinico Gemelli. Il sangue per i malati rappresenta una sorgente di vita e per questo è inserito dal Ministero della Salute nel gruppo dei LEA (Livelli essenziali di assistenza) che individua quelle prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini. I globuli rossi, il plasma e le piastrine, che da una unità di sangue raccolto vengono ottenuti con le moderne tecniche trasfusionali, permettono di sopravvivere a persone con un grande numero di patologie gravi come ferite traumatiche, ustioni, operazioni chirurgiche complesse, anemie come la talassemia, leucemie, emofilia, tumori, nascite premature. La carenza e quindi l’insufficienza di sangue per i malati è un problema sociale, particolarmente serio in alcune zone d’Italia: Roma e il Lazio, purtroppo, sono in prima linea tra queste. Il sangue e le frazioni che lo compongono non possono essere fabbricati industrialmente, né prodotti artificialmente nei laboratori. L’unico modo per metterlo a disposizione dei pazienti nei nostri centri trasfusionali, è il dono, spontaneo, disinteressato e gratuito. Donare il sangue richiede poco tempo e non comporta nessuna conseguenza psicofisica sfavorevole. Anzi, i donatori si sentono sempre fieri del gesto che hanno compiuto, e questa soddisfazione morale è per loro il premio principale: con un’ora del loro tempo possono aver salvato delle vite o reso possibili terapie difficili e pericolose anche senza essere medici o infermieri. In aggiunta, il donatore è sottoposto a controlli periodici e puntuali sul suo stato di salute. L’appartenenza a gruppi di volontariato, inoltre, arricchisce sul piano sociale e culturale. Eppure un atto così nobile, così semplice e gratificante, oltre che così indispensabile per i malati, è compiuto da una frazione molto piccola dei laziali e dei romani nella fascia di età tra 18 e 60 anni. Perché tante persone non donano il sangue, o non lo fanno con maggiore regolarità? Le cause di questa ingiustificata “pigrizia sociale” sono principalmente di due tipi: un difetto di conoscenza, legata a un’informazione scarsa o errata, oppure la mancanza di motivazione e di generosità. Studi sociologici hanno mostrato che le giustificazioni del perché non si dona il sangue sono spesso banali o sbagliate: non ci avevo mai pensato, non sapevo che fosse così necessario, nessuno me l’ha mai chiesto. Oppure: non ho tempo; ho paura dell’ago; non ho il gruppo sanguigno adatto. E non solo: non ho abbastanza sangue per donarlo, non voglio indebolirmi, quest’anno ho già donato, sono troppo vecchio, ho avuto un problema di salute, non voglio rischiare di prendermi una malattia. Contro questi miti siamo chiamati tutti, operatori sanitari e dell’informazione, associazioni di donatori e ogni singolo donatore a impegnarci. Dobbiamo impegnarci tutti insieme per migliorare la conoscenza e la motivazione dei tanti potenziali donatori. Nel corso del 2017 la Regione Lazio ha conosciuto una contrazione delle donazioni e una carenza di sangue maggiore rispetto al passato. E’ necessario uno sforzo rinnovato, a livello politico, sociale, mediatico, sanitario e, in ultima analisi, individuale per far sì che il 2018 sia diverso e migliore.
Prof. Gina Zini
Direttore Emotrasfusionale (UOC)
Fondazione Policlinico Gemelli Università Cattolica del S. Cuore – Roma